Questo lo avete detto voi
Mariangela Contursi
Sono passati più di due giorni e ancora la gioia non va via. Anzi, cresce e si fa più profonda. Dedicata alla nostra Notte del lavoro narrato. Alle nostre “lucciole di Cuma” che hanno preso a pulsare all’unisono e a tessere nuovi legami. Dedicata alla bellezza che è stata, e a quella – appena iniziata, ancora più grande – che sarà.
Maria Grazia De Giovanni
Ieri sera ho trascorso una serata diversa dal solito a casa mia, una serata in cui si è dato parola alle persone che lavorano, che ci mettono il cuore in quello che fanno! Ma la straordinarietà dell’evento, unico nel suo genere, è stata quella di unire tutti coloro che partecipavano, distanti geograficamente e anche come organizzazione, utilizzando i social network. Il bello della tecnologia! Anch’essa frutto di lavoro umano! Viva il lavoro! E soprattutto viva il lavoro fatto bene!
Ringrazio … per aver avuto questa grande idea, tutti coloro che hanno collaborato, e in particolare coloro che hanno partecipato a casa mia. Un grazie speciale ad Antonio de Giovanni che ha realizzato i nostri filmati.
Buona festa del lavoro a tutti!
Sabrina Lettieri
Che serata…
Dopo quattro ore di diretta, non ho più parole. E la sensazione che provo è positiva. Grazie a …, per avermi dato la possibilità di partecipare a questo straordinario evento, in cui “tutti insieme, tutti alla stessa ora” abbiamo raccontato dell’Italia che vale. Grazie a …, per essere stato sempre presente al lancio dei miei SOS. Grazie a Radio Raffaella Uno, A Voce d’o Popolo e ai ragazzi di Pro Loco Montoro per aver accolto subito l’idea di collaborare insieme alla riuscita di questa Notte.
Anna per Remida Napoli
…, a nome di Remida Napoli, ti ringrazio per la bella nuttata che ci hai permesso di organizzare. Come ha detto Paola è stat una celebrazione, ed io che di celebrazioni vere ne ho organizzate parecchie, nel corso della serata pensavo che era come una Preghiera, come la compieta, o le lodi, tutti alla stessa ora per lodare e cantare Dio! Ieri tutti insieme per celebrare noi stessi e chi prima di noi ha lavorato bene! Grazie … spero ti piaccia il video, poi ti postiamo gli altri. Riposati!
Giuliana De Vivo
Ieri sera sono stata alla notte del lavoro narrato a Milano. Sono andata per lavoro, perché sono una giornalista freelance (cioè precaria, sì), ma non c’è cosa più bella di quando il lavoro è piacevole, di quando, come ieri sera, ci si mette un po’ di cuore, perché è così che acquista senso. Quindi grazie per la bella idea, qui trova l’articolo.
Antonio Stornaiuolo
Prof., la serata ieri a Castel San Giorgio è stata meravigliosa, ma proprio bella, mi è piaciuta assai. Tante testimonianze, racconti, applausi, letture, video, collegamenti skype, tammorre, recitazione. Beh, bellissimo.
Francesco Escalona
Grazie. Siamo cambiati. Emozioni forti nella notte del #lavoronarrato che si è tenuta ieri a Montesanto. Già il Luogo scelto per celebrare questo rito laico, era tutto un programma: Una scuola d’arte nel cuore di Napoli, che più cuore non c’è. Anche se ieri, è stata subito chiara, chiarissima una cosa: Napoli ha mille cuori. Anzi, che dico: un milione di cuori. Inaspettati, sconosciuti, nascosti nelle pieghe più invisibili, battono. Spesso all’unisono. Ma senza saperlo. E ieri sera, come fanno anche le lucciole a Cuma nel mese di maggio, tanti di questi cuori battenti quotidianamente nella Napoli metropolitana, rispondendo all’appello di Vincenzo di Gae Moretti e di Mariangela Contursi, si sono accesi. Ma all’unisono. Come le lucciole che brillano per ritrovarsi, per poi accordare le proprie pulsazioni luminose, così è accaduto ieri notte per cinque lunghe, brevissime ore, a Napoli, a Montesanto, in uno di questi “cespugli rituali”, come in tantissimi altri in un’Italia per una volta veramente unita. E questi cuori, questi occhi luccicanti, si sono riconosciuti, con emozione, raccontando il loro “lavoro” quotidiano: sconosciuto, tenace, innovativo, antico e modernissimo. A volte tanto indefinibile da non riuscire quasi, ma solo a prima vista, a chiamarlo “Lavoro”. Eppure ieri sera alla fine è stato chiaro. Questo, è il Lavoro moderno. Siamo in un cambio di era. E tutto sta cambiando intorno a noi. Tanto da non farci riconoscere neanche più il Lavoro. Ma quando queste luci si accendevano, attraverso gli occhi e le voci emozionate dei protagonisti, nelle storiedi tutti, lo abbiamo riconosciuto. E ci siamo riconosciuti. Nelle stesse parole che risuonavano in ogni racconto … nella stessa passione dello “dello sporcarsi le mani”, nel fare da sè quando si resta da soli, nelle notti insonni di Tommaso, nella volontà di “aprire agli altri” e di coinvolgerli anche quando non si è pronti, di Umberto Bile nella voce rotta della figlia innamorata, nella passione di Stefania, che dopo aver girato il mondo, vuole cambiare il mondo, ma dal Paradisiello; nella lotta contro tutti di Carlo; nella lotta del ritorno alla Bellezza del posto più bello del mondo, di Maurizio; nella ricerca, lunga, costante e solitaria, di Giulia di una Napoli che c’è, e come … , intorno alle cose semplici, come il cibo domestico nei “cibi e vini”, ma che non vediamo più; ma che poi le ha donato tanto amore da chi ha visto riscoperto e riconosciuto il proprio lavoro … nella descrizione dei lavori minimi e trasparenti, che invece brillano intorno a noi, e che salveranno il mondo, come dice Borges . Come per le lucciole che entrano in risonanza prima di accoppiarsi, per riconoscersi, ieri sera a Montesanto, – ma sono sicuro in tutt’Italia è avvenuto lo stesso – risuonavano quelle stesse parole: passione, tenacia, innovazione, curiosità, costanza … Amore. E la coincidenza tra la vita e il lavoro. E l’impossibilità, una volta capito, a non farlo. E la sensazione incredibile di non lavorare neanche più. Ma solo di vivere l’unica, sola, vita possibile, per fare “quella cosa”. Il Lavoro, in quelle storie, era La Vita. E in ogni storia di eroismo minimo: da quelle piccole, domestiche, artigianali, fatte di atti lievi, invisibili ai più, ma cariche di una potenza eversiva come poche altre; a quelle costruite passo dopo passo in anni di “fatica”, compiendo il proprio ineluttabile destino, il proprio Karma; a quelle eroiche, legate alla propria Terra da riscattare, ad un posto, da difendere, da salvare, da disvelare, spesso contro tutto e insieme a tutti … c’erano sempre quelle sei parole lì, a descrivere le mille e mille giornate di lavoro appassionato, tenace, sofferto, innovatore, curioso, costante ma, soprattutto, denso di tanto tanto Amore. Come il lavoro di Mariangela, che in queste settimane a scovato tra le pieghe di questa sorprendente capitale che non finirà mai di stupirci, le storie straordinarie, solo alcune tra le mille, di un lavoro nascosto, invisibile e eppure vivo che sta cambiando Napoli, che sta cambiato il mondo … Che ha già cambiato noi. Abbiamo pianto, nascondendo le lacrime, abbiamo riso, a crepapelle … fino ad avere il mal di pancia, ci siamo indignati, ci siamo incazzati e addolorati … fino a stringere i pugni. Abbiamo capito – sentito, intimamente – il perché dopo la guerra, i nostri Padri costituenti, gente uscita da una feroce guerra ma appassionata, tenace, sofferta, innovatrice, curiosa, costante e soprattutto innamorata della propria terra, della propria gente, al primo articolo della nostra bella Costituzione, ha voluto orgogliosamente scrivere: L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro.