Piazza Pasquale Moretti

papa2La foto che vedete sotto me l’hanno inviata qualche giorno fa da Spoleto Gerardo e Anna, che non siamo fratelli e sorelle perché abbiamo genitori diversi ma per tutto il resto invece si. Era accompagnata da un breve messaggio, questo: “Citando Claudio Lolli ti inviamo un omaggio da Spoleto”.
Per i più giovani dico che la canzone di Lolli in questione si intitola Piazza Bella Piazza, mentre per quasi tutti aggiungo che Pasquale Moretti, quello che vedete nel disegno a fianco, è stato mio padre, un grande padre, che sono ormai 12 anni che non rompe più, perché sì, anche i grandi padri rompono, anzi quasi sempre più sono grandi e più rompono, e che sabato prossimo se fosse stato ancora da queste parti avrebbe compiuto 84 anni.
Ora voi vi starete giustamente chiedendo perché vi racconto tutto questo, e soprattutto perché ve lo racconto qua e non sul mio blog personale, e naturalmente io ve lo dico, basta che mi date il “canzo”, il tempo necessario.
Non so se l’avete notato, ma la piazza è intitolata a Pasquale Moretti, un altro Pasquale Moretti, “altro” nel senso che non è mio padre, che pare sia stato “un benefattore, ricordato, tra le altre cose, per la donazione, agli inizi del 1800, di molti suoi beni agli orfanelli e che per questo si è meritato non solo la piazza ma anche una lapide nel convento di Monteluco.
E proprio qui sta il punto. Ma sì, perché magari sono io che non sono normale, ma dopo aver guardato e riguardato la foto, ed essere stato contento che ci sia comunque una piazza Pasquale Moretti, ho cominciato a pensare che magari il “grande” Pasquale Moretti, quello della piazza e della lapide, i beni che aveva donato li aveva ricevuti a propria volta in eredità, mentre il mio “normale” Pasquale Moretti, ha lavorato tutta una vita per portare avanti la famiglia, per mandarci a scuola, per farci crescere credendo nell’importanza del lavoro, dell’onestà, della dignità, della solidarietà. Dopo di che sapete come vanno queste cose, mi è venuto in mente quando ci diceva che “i soldi sono la cosa più sporca, zozza e lurida che esista al mondo”, provocando l’ira di nostra madre, la contadina, che non mancava mai di fargli notare che senza soldi non avremmo potuto mangiare, pagare l’affitto, o quando si rifiutava di comprarci i libri usati, nonostante le nostre insistenze, perché anche i figli degli operai dovevano avere i libri nuovi come i figli dei dottori.
Lo so che ve l’ho già detto, ma alla fine mio padre è stato grande, grande, grande, altro che normale. E come lui sono stati e sono grandi i milioni e milioni di lavoratori e di lavoratrici che ogni giorno si alzano e cercano di fare bene quello che devono fare, perché in questo modo fanno grande l’Italia. Eppure, a loro, agli eroi di Caparezza, ai muratori, agli elettricisti, alle commesse, alle casalinghe, che pure quello come lavoro te lo raccomando, ai cuochi, alle commesse, nessuno ha mai pensato di dedicare una via o una piazza. Certo, in giro per l’Italia c’è qualche piazza o via del lavoro, qualcuna piazza o via dedicata i caduti del lavoro, e qualcuna di più dedicata ai mestieri, che ne so, come via degli Orefici a Napoli. Però nessuna piazza Ambrogio Pelegatti, fresatore, o Maria Esposito, maestra, o Lorenzo Bertelli, meccanico, o Teresa Bartocci, pompiere.
Sapete che c’è? Mi sono messo in testa che non è giusto e che perciò anche se non posso farci niente che non posso certo lanciare una petizione per riparare all’ingiustizia ho voluto almeno raccontarlo qui, perché il cambiamento culturale di cui ha bisogno l’Italia passa anche da qui, dal riconoscimento della grandezza del lavoro e di chi lavora, in tutti i modi e le forme possibili. O no?

piazzapasqualemoretti

vincenzo moretti

Sociologo e Narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo.

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