Caro Vincenzo, Caro Alessio

Caro Vincenzo,
insomma ci siamo. Ci siamo nel senso che siamo quasi al 30 Aprile, ma come diciamo sempre “una cosa è fatta quando è fatta” quindi dobbiamo aspettare ancora un po’. Quando ho raccontato ad un amico che io e te ci rivedremo quando sarà tutto finito (anche se sarebbe più corretto dire quando tutto comincerà, perché il 30 sarà solo l’inizio, ovviamente) non mi ha creduto. Ha detto una cosa del tipo «Ma come, avete fatto tutto ‘sto casino e non trascorrerete La Notte Del Lavoro Narrato insieme?». Gli ho risposto che le cose da fare sono tante, che La Notte Del Lavoro Narrato è un evento nazionale, che non possiamo stare tutti nello stesso posto, che tu sarai in Cilento ed io in Emilia Romagna e che soprattutto questa cosa ha molto senso. Lo stesso amico mi ha chiesto ancora: «Come l’avete organizzata ‘sta cosa?». Ho risposto così: in auto, in viaggio in Campania, Lazio, Molise, in treno andando verso il profondo Nord ed il profondo Sud, in aereo, su Skype nella stessa casa, su skype in case diverse, durante un pranzo, durante qualche cena, durante più di una colazione, al cellulare, sulla chat di facebook, in gruppi privati e non, in mail. Alle volte abbiamo anche litigato un po’, e qualche volta abbiamo detto qualche parolaccia di troppo, ma in modi diversi, con intensità diverse abbiamo sempre creduto che fosse possibile. E la cosa che mi piace di più è che so che è andata così per tutte le centinaia di persone che hanno appoggiato la nostra idea. Spero un giorno di poter incontrare tutti quelli che hanno partecipato e che parteciperanno, che ci hanno aiutato a realizzare quest’idea. Quelli che conosciamo da una vita, quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi, quelli che non abbiamo mai visto dal vivo se non su skype.
Ti auguro un felice 30 Aprile amico e compagno d’avventure, e citando l’acchiappanfantasmi Peter Venkman «Ci vediamo dall’altra parte!».

Caro Alessio,
stavota m’è fatto, nel senso, of course, che stavolta mi hai preso di sorpresa, mi hai anticipato, si vede che fai in fretta a imparare, e la cosa non può che farmi piacere.
Che ti devo dire, da stamattina, per il tempo che ho potuto dedicare alla nostra notte, tra telefonate, post e mail non ci ho capito niente, non escludo di aver fatto danni (Jean Baudrillard avrebbe detto che l’inflazione delle informazioni produce la deflazione del senso, cosa che in fondo mi suggeriva “maccheronicamente” anche mio padre avvertendomi che se nel lavoro perdi il metodo, l’orientamento, finisci inevitabilmente che “scarte ‘e bbuone e te pigl ‘e malamente”) eppure sono contento.
Guarda, tu lo sai quanto sono scaramantico, e poi sono pure il profeta del “‘na cosa è fatta quando è fatta”, eppure ti dico che in fondo in fondo noi quello che volevamo fare l’abbiamo già fatto, in questi anni l’abbiamo detto, scritto e ridetto in mille modi che l’Italia che pensa “lavoro, dunque sono, valgo, merito rispetto, considerazione” è un’Italia che c’è, esiste, bisogna solo raccontarla, ecco, adesso è molto più evidente, e dopo mercoledì lo sarà anche di più.
Come ho scritto oggi da qualche parte il nostro non è un evento, è una storia in grado di dare senso e di mobilitare energie, di fare in modo che le persone si impegnino, lavorino, ci mettano la testa, le mani e il cuore, una storia che ha questo potere così grande proprio perché nasce e cresce intorno al lavoro.
Dove c’è lavoro c’è casa Alé, è proprio accussì, e c’è coesione sociale, c’è nazione, c’è futuro, c’è speranza. L’ho detto qualche mese fa a mio figlio Riccardo e lo ripeto adesso a te, mio giovane apprendista, noi siamo gente che vive con il lavoro, e una delle cose più belle che ci possono capitare è fare un lavoro che ci piace, non bisogna avere paura di provarci, poi si può anche non riuscire, poi può darsi che per mille ragioni uno/a si debba anche accontentare, ma non si può fare a meno del diritto di cercare di fare il lavoro che ti piace.
Naturalmente, ma questo tu lo sai bene, per provare veramente a prendertelo quel diritto devi buttare il sangue, prima sui libri e poi nel lavoro, non ti devi stancare di imparare, di migliorare, di crescere, perché altrimenti non ce la fai. Dopo di che può non bastare, ma se ci hai provato veramente, se sai che non puoi rimproverarti niente, è comunque un’altra storia.
Diglielo al tuo amico, che non solo non ce la godiamo assieme, la nostra parte di notte, ma la passiamo pure tutti e due a lavorare per la sua riuscita, e digli anche che ci sarebbe piaciuto poterla festeggiare, spararci una posa da qualche parte, che noi siamo esseri umani normali, e che però non ci dispiace passarla così, perché ci tocca, è giusto.
Sai una cosa?, in questa straordinaria avventura chiamata La Notte del lavoro Narrato mercoledì sera sarà la prima volta che mi sentirò un “capo”. E sai perché? Perché lavoro per la sua riuscita.
Dai, basta chiacchiere, ci vediamo venerdì, incrociamo le dita e vedi di non fare troppo il precisino che ci stanno un miliardo e mezzo di cose da fare e mentre tu fai ‘o bellillo io sto in mezzo ai casini.
Che la forza sia con te.
Maestro Yoda, mannaggia no, mi sono sbagliato, vincenzo.
ondas

 

vincenzo moretti

Sociologo e Narratore. Sono nato nel 1955 da Pasquale, muratore e operaio elettrico, e Fiorentina, bracciante agricola e casalinga. Desidero quello che ho e continuo ad avere voglia di cambiare il mondo.

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